Secondo l’economia classica di Smith, Ricardo e Marx il prezzo della merce è dato dalla sommatoria di tre fattori: ammortamento dei mezzi di produzione, costo delle materie prime e costo del lavoro.
Su ognuno di questi tre elementi potremmo intrattenerci per un certo tempo considerando, ad esempio, che il tipo di società si può differenziare in base alla proprietà dei mezzi di produzione ed altre questioni di grande interesse economico e sociologico. Tuttavia, in questa sede non siamo interessati a discutere argomenti di sociologia ed economia generale, ma piuttosto quelli relativi alle professioni legate al web ed alle nuove tecnologie in genere.
Come già più volte sostenuto da più parti, l’economia connessa alle nuove tecnologie si sta vieppiù allargando e diffondendo nei più disparati settori. Ad esempio, fino a qualche tempo fa si riteneva che l’economia legata al web fosse un’economia di tipo speculativo piuttosto slegata dall’economia reale della produzione materiale. Questa (falsa) credenza prese piede dopo la crisi delle borse all’inizio del decennio scorso. In seguito si è visto che le crisi speculative hanno ben altra origine e sviluppo che possono, sì, coinvolgere l’àmbito del software e dei servizi di rete ma questi ultimi non ne sono certo la causa.
Al contrario, si sta verificando sempre più diffusamente che i mezzi elettronici, informatici, le reti etc. trovano sempre maggiori impieghi nel settore della produzione materiale. Ad esempio nelle soluzioni delle problematiche legate all’organizzazione del lavoro. In questo àmbito le strutture informatiche possono alleggerire di molto le strutture burocratico-amministrative, sia pubbliche che private. Ma anche nella produzione viva le strutture elettronico-informatiche si rivelano di grande utilità, ad esempio, nei processi di automazione del lavoro fisico e delle catene di montaggio.
Questo non vuol dire che i PLC (Programmable Logic Controller, un tipo di computer industriale), ad esempio, renderanno inutili gli operai nelle catene di montaggio. Al contrario, questi ultimi dovranno imparare a controllare e programmare gli oggetti elettronici. Il pilotaggio di un tornio, per fare un altro esempio, non è già più una procedura che si svolge con ruote dentate, manopole e manovelle ma, piuttosto, con tastiere e coordinare.
Quello che voglio dire è che l’economia attuale, sia quella della produzione reale dei beni che quella della loro distribuzione, è sempre meno un’economia di “esecuzione” e sempre più di “ragione”. Queste forme di economia hanno sempre più a che fare col “pensare” e “conoscere” e “sapere” piuttosto che col vero e proprio “fare”, “eseguire”. Per questo motivo si parla di “economia della conoscenza”.
Ora, per gli economisti classici il costo del lavoro umano era un costo su base oraria. Il salario dell’operaio era considerato come salario orario. Ed ancora oggi è così, con il piccolo inconveniente che il salario orario nell’economia della conoscenza è, nel migliore dei casi, un anacronismo.
Per restare nell’economia materiale, infatti, quanto tempo occorre per “pensare” un processo produttivo o una innovazione? Eppure, un’innovazione è certamente un prodotto, seppure un prodotto dell’ingegno.
Su base oraria, il costo dell’ingegno è pressoché zero perché nessuno sa come si produce un’idea. Sta di fatto che, d’improvviso, viene un’idea. Perché viene? Perché in quel momento? Perché a te e non a me?
Le risposte a queste domande ci sono ed sono piuttosto complesse - almeno alcune: ma nessuna di esse ha a che fare col tempo. Ad esempio, a me viene un’idea perché ho studiato Eliot: come facciamo a valutare quanto tempo ho impiegato a studiare Eliot affinché mi venisse quell’idea? Ma anche ammesso che questo calcolo fosse possibile un’idea per il riciclaggio dell’acqua avrebbe valore doppio se uno avesse studiato il doppio “Death by water” di Eliot?
Finora, ho cercato di fare esempio (più o meno campati in aria) rispetto all’economia materiale per dimostrare che il ragionamento che propongo non vale solo per l’economia dei nostri settori (web, e-commerce, web service, automazioni web based etc.) ma ha un valore generale.
Perché è evidente, ad esempio, che per i settori tecnologici vale eccome e la sua validità è intuitiva. Facciamo un esempio concreto. Se voglio ottenere l’effetto che un mio cliente abbia un buon successo commerciale on line (in pratica, che riesca a vendere i suoi prodotti al suo prezzo utilizzando il web) devo mettere in campo una serie di strategie, riflessioni e conoscenze per ottenere questo effetto. Dato il settore, è di per sé evidente che qui quello che conta non è il lavoro manuale né il tempo che passo alla tastiera a digitare codici, ma le conoscenze che ho e le riflessioni (efficaci) che riesco a produrre. E’ perciò ovvio che il cliente non mi paga per il tempo che passo alla tastiera, ma per l’idea (commerciale o di servizio) che ho avuto.
D’altro canto, se la tariffa oraria non risulta adeguata per il lavoro prodotto, su quale base dovrò calcolare il prezzo?
Ecco, a questa domanda, per adesso, io non so ancora rispondere e, penso, neanche il resto della società. Quello che però posso dire senza ombra di dubbio è che se pagate un prezzo basso per un servizio web-economy, con molta probabilità avete pagato il prezzo orario dell’operatore alla tastiera. E siate sicuri che questo non è sufficiente per il vostro business!
La verità è che lo sviluppo tecnologico ai nostri tempi è piuttosto veloce e per garantire un servizio di qualità e di elevata professionalità serve molto ozio. L’ozio è il padre dei vizi, e per questo il programmatore è rappresentato nell’immaginario collettivo come grasso, sporco, alcolizzato e fumatore. Ma la verità è che l’ozio consente il surfing, la lettura e, in una parola di valenza professionale, l’AGGIORNAMENTO continuo. Quest’ultimo è un grande valore per le strutture tecnologiche e web-based. Purtroppo è considerato un costo voluttuario. Una ditta di web hosting o marketing guarda l’uovo oggi e perciò non consente “distrazioni” ai propri operatori sui terminali. Al contrario, noi pensiamo di essere competitivi sul mercato facendo sviluppare la gallina per domani.
Possiamo perciò concludere con un motto: lavorar meno per lavorar meglio e guadagnare (almeno) la stessa cifra di chi vi vende l’uovo per oggi facendolo pagare come la gallina di domani.
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